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venerdì, 28 Marzo, 2025
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Congelamento ovociti: 50% in più tra il 2023 e il 2024

Sempre più donne scelgono la crioconservazione degli ovuli, nota anche come “social egg freezing”, per procrastinare la maternità. Secondo il Gruppo genera, c’è stato un incremento di oltre il 50% dal 2023 al 2024. La procedura prevede il prelievo di ovociti durante una fase fertile, seguita dal congelamento a bassissime temperature (-196°C) per preservarli fino a quando non si decide di utilizzarli, ad esempio tramite fecondazione in vitro.

Le donne ricorrono a questa tecnica per diverse ragioni, tra cui il desiderio di ritardare la maternità per motivi personali o professionali. Inoltre, è un’opzione per coloro le cui condizioni mediche, come chemioterapia o endometriosi, potrebbero compromettere la fertilità in futuro. La chemioterapia, infatti, può danneggiare i follicoli ovarici e ridurre l’ovulazione.

Il processo di crioconservazione avviene in tre fasi: stimolazione ovarica, prelievo degli ovociti e congelamento. La stimolazione dura circa 10-14 giorni e, una volta che i follicoli sono pronti, si procede al prelievo tramite una puntura transvaginale, un’operazione minimamente invasiva. Gli ovociti considerati di buona qualità vengono congelati tramite vitrificazione, processo che previene la formazione di cristalli di ghiaccio.

Tuttavia, esistono implicazioni etiche e legali. Si discute su quanto questa scelta sia influenzata da modelli sociali, sui rischi biologici per madre e bambino in caso di gravidanze tardive e sulla variabilità del tasso di successo della procedura. Non tutti gli ovociti congelati garantiranno una gravidanza e ogni intervento comporta rischi, sebbene generalmente bassi.

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