Riformare i congedi parentali per i padri è una necessità urgente per il benessere familiare, sociale ed economico, come dimostrato dal progetto europeo 4e-Parent. Questo progetto si propone di adattare le politiche italiane agli standard europei, affrontando il divario di genere nella cura dei figli, promuovendo il coinvolgimento paterno e sostenendo l’occupazione femminile. Durante la conferenza “Il tempo dei papà” si è discusso di queste proposte in vista della legge di Bilancio.
Uno degli elementi chiave del progetto riguarda l’importanza della presenza paterna nei primi mille giorni di vita del bambino, un periodo cruciale per lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo. Il coinvolgimento attivo dei padri in questa fase ha effetti positivi non solo sui bambini, ma anche sulla carriera delle madri, creando un ciclo virtuoso che sostiene la natalità in Italia, un problema persistente.
La disparità nella distribuzione delle responsabilità di cura tra uomini e donne ostacola la realizzazione della parità di genere: in Italia, i giorni di congedo di paternità sono tra i più bassi in Europa. Questa situazione perpetua ruoli tradizionali e penalizza le donne nel mondo del lavoro. Le proposte di riforma del progetto puntano a rendere il congedo di paternità obbligatorio, più lungo e meglio retribuito, incoraggiando un cambiamento culturale che spinga gli uomini a essere più attivi nella cura dei figli.
Inoltre, si sottolinea l’importanza del diritto alla cura condivisa come questione di giustizia sociale. È essenziale garantire il diritto dei padri a partecipare alla crescita dei figli e delle madri a perseguire la loro carriera senza oneri esclusivi. Le proposte di 4e-Parent includono l’estensione del congedo di paternità obbligatorio da 10 a 22 giorni, la cancellazione dell’obbligo di preavviso e una retribuzione equa per i congedi di entrambi i genitori.
Per promuovere inclusività, si propone di estendere i diritti a freelance e professionisti, calcolando i compensi sui redditi precedenti. Inoltre, si mira a incentivare il lavoro flessibile, che può migliorare il benessere familiare. L’idea è di promuovere una cultura della cura che riconosca la responsabilità condivisa tra genitori, allineando l’Italia alle pratiche europee e favorendo un ambiente lavorativo più inclusivo. Il mutamento nella denominazione da “congedi parentali” a “congedi genitoriali” è un passo verso una società più equa.