Caccia al tesoro su montagne innevate. Nascondino tra alberi secolari. Assedio a castelli fatati. E poi auguri a suon di torte giganti e candeline spaziali. Eccole le nuove feste di compleanno all’epoca del Covid: giochi tra bambini in cui incontrare amici e compagni di scuola. Ma sia chiaro, tutto virtuale, in 3D, con avatar che si sfidano in mondi fantastici con la voce dei veri protagonisti. Certo, nulla di paragonabile alle gioie di una festa “reale”, al parco o in casa, toccandosi e rincorrendosi. Solo un surrogato. Una parentesi in attesa della riapertura completa. Ma sempre meglio della solitudine della propria stanzetta.

Un passo indietro. Per le nuove feste virtuali, lo strumento più usato è Mozilla, che nel 2018 ha creato Hubs. È una piattaforma con la quale si può costruire uno spazio digitale, un’isola, un castello, un ufficio, utilizzando un semplice browser. Insomma basta un qualunque computer, o tablet o cellulare per cominciare a giocare e condividere con chi si vuole delle stanze in realtà virtuale. Ebbene, complice la pandemia e l’obbligo del distanziamento fisico, questi spazi stanno avendo una seconda vita: le feste per bambini. Prima si crea l’ambiente, si scelgono da una apposita bacheca alberi, o pareti, cieli stellati o mondi fiabeschi. Poi si clicca su share, si genera un codice e lo si condivide con tutti gli invitati. Ogni partecipante alla stanza virtuale si sceglie un avatar, che lo rappresenta. Poi il resto lo farà con la sua voce in video. E via al gioco. 

La festa di Giulio. «Quando mio figlio Giulio ha compiuto 11 anni, in pieno Covid, mi sono chiesto cosa potevo fare per lui – racconta Sergio Sbrolli, esperto informatico dell’Esercito, da poche settimane in pensione – e così mi sono messo in rete a cercare. Ho trovato quest’isola virtuale dove poter almeno farlo interagire con i suoi amichetti. Ci ho lavorato a lungo per non far mancare nulla. L’ho costruita, arredata, ho fotografato il suo parco preferito e l’ho inserito dentro. Poi ho organizzato dei giochi, come la caccia al coniglietto. Quindi abbiamo invitato i suoi amici di scuola. È stato un successo. L’interazione è davvero realistica. Certo era meglio vedersi dal vivo tutti assieme, ma almeno così mio figlio si è sentito meno solo».

Un mondo digitale. «Le feste virtuali sono solo un aspetto di un fenomeno ben più ampio – sostiene Stefano Moriggi, docente di Tecnologie della Formazione all’Università Bicocca di Milano – non limitato a costruire per i più piccoli piacevoli surrogati di presenza durante le fasi di lockdown. Esistono, per esempio, significative sperimentazioni di hub digitali immersivi in ambito didattico, tanto nella scuola quanto in università. E meritano attenzione. La possibilità di progettare, o ancor meglio di co-progettare, contesti ed eventi dentro cui vivere esperienze di condivisione (di un testo, di un video musicale, di un film o di uno spettacolo) apre un orizzonte di creatività linguistica e narrativa inedito. Non solo. Sono convinto che, più ancora del cinema e della tv, il teatro, ora più che mai, debba lasciarsi interrogare e contaminare dalle potenzialità estetico-espressive del digitale. E non per surrogare la presenza fisica, ma per integrare e aumentare il concetto stesso di “messa in scena”.

Come scriveva Calvino nelle “Lezioni Americane”, “se la letteratura non basta ad assicurarmi che non sto solo inseguendo dei sogni, cerco nella scienza alimento per le mie visioni in cui ogni pesantezza viene dissolta”. Sulle spalle di questo gigante a noi tocca il compito, certo non facile, di imparare a gestire la “leggerezza” del digitale. Anche partendo da una semplice festa di compleanno». Ma quali sono i pro e i contro di una tale interazione? «Per qualcuno c’è il rischio di una smaterializzazione delle relazioni e di un’assuefazione alla distanza. Secondo me invece, se ben gestita e coordinata, magari dai genitori, è la semplice possibilità di organizzare e allestire una festa, giocando».

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