Come riportato da Il Corriere della Sera, in questi giorni molti istituti finanziari stanno avvertendo i propri utenti del ritorno della truffa telefonica del wangiri, di cui avevamo parlato anche in precedenza su queste pagine e che come noto può provocare non pochi problemi.
La truffa telefonica è anche nota come la “truffa della chiamata senza risposta”, dal momento che inizia come un apparente squillo che i cybercriminali sono soliti inviare ad orari in cui c’è più possibilità che l’utente non possa rispondere (come appunto la notte o l’orario lavorativo), con la speranza che la vittima richiami il numero.
Proprio la richiamata al numero (che nella maggior parte dei casi è preceduto da un prefisso estero) porta all’addebito di uno o due Euro in pochi secondi ed all’attivazione di più servizi ad abbonamento che, conseguentemente, provocano altri addebiti non richiesti sul numero di telefono.
Come spiegato dall’Interpol, che già da diversi mesi è al lavoro per bloccare la truffa, le chiamate di questo tipo provengono principalmente da Moldavia (prefisso +373), Kosovo (+383) e Tunisia (+216).
Attualmente l’unico modo efficace per proteggersi è rappresentato dal blocco totale di tali numeri e soprattutto dall’evitare di richiamarli, in quanto è proprio la richiamata ad attivare la truffa.