L’ultimo sequestro in ordine di tempo riguarda l’allevamento dei cuccioli diretti dall’Est Europa fino alle case dei vip di casa nostra. Frutto di una indagine durata mesi, ha riacceso i fari sul traffico di cani “creati” geneticamente con prerogative rigorosamente alla moda, foriere di complicazioni e patologie scoperte quando l’acquisto è ormai ultimato. Cuccioli sempre più modificati, barboncini toy capaci di stare in una tazza, bulldog francesi con manti blu, pezzati o a pelo lungo, con gli occhi azzurri, letteralmente “disegnati” all’altezza di una domanda che non conosce limiti, quanto a costi e fantasia. “Parliamo di un business criminale dai ricarichi superiori anche dieci volte a quello della droga” dice all’Adnkronos il brigadiere capo Rossano Tozzi, tra gli investigatori dei carabinieri del Reparto operativo Soarda (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) che hanno diretto le più recenti indagini sul fenomeno.
Un traffico innanzitutto transnazionale, capace ogni anno di ‘movimentare’ in tutta Europa oltre 46mila cani, per un volume d’affari che supera i 300 milioni di euro. “Secondo quanto pubblicato nell’ultimo osservatorio Zoomafia 2023, in un anno (il riferimento è al 2022, ndr) sono stati almeno 215 i cani sequestrati e 30 le persone denunciate – sottolinea all’Adnkronos Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia Lav – E parliamo di un dato per difetto, perché qualcosa ci può sfuggire. Dal 2010, anno in cui è entrata in vigore la legge contro la tratta dei cuccioli, fino al 2022 compreso, sono stati sequestrati 7.230 cani e 92 gatti (per un valore complessivo di circa 5.857.000 euro), 430, invece, le persone denunciate”.
“In 15 anni la situazione è cambiata – continua Troiano – Oggi sono i canali social soprattutto a farla da padrone come in quasi tutti i traffici. Le modalità operative si sono diversificate, gli autori di questo business criminale sono diventati più scaltri anche dal punto di vista economico, con il ricorso alle frodi carosello per aggirare le normative in materia di Iva. Un traffico possibile attraverso il falso documentale, che consente di importare cuccioli ad appena un mese dalla nascita, spesso non vaccinati, senza pedigree. Attività investigative con sentenze passate in giudicato hanno dimostrato l’esistenza di vere e proprie associazioni criminali, con il coinvolgimento anche, a volte, di veterinari collusi”.
“E’ la domanda che fa il mercato: i cuccioli importati non sono nemmeno di razza, anzi hanno problemi e tare nonostante i quali, diventati di moda e magari pubblicizzati da personaggi noti, vengono venduti a prezzi esagerati per quelli che restano sempre e comunque meticci – ricorda il brigadiere capo Rossano Tozzi – Si tratta di cani muniti di documentazione priva di alcun valore legale, considerato che tutto ciò che non sia certificato dall’Enci, unico ente per la cinofilia in Italia, non ha possibilità di essere chiamato pedigree. L’utente medio è preso in giro, ignora di acquistare un cucciolo che non è di razza. E intanto il traffico, transnazionale, è spaventoso”.
“I cuccioli prodotti all’estero hanno un prezzo molto inferiore rispetto ai costi che invece deve affrontare un allevatore serio, spesso pressato da una concorrenza sleale. Sono prodotti in quelli che chiamo ‘cucciolifici’, spesso sono consanguinei, non hanno gli stessi standard di vaccinazione e controllo medico-veterinario. Abbiamo la certezza che abbiano anche problemi caratteriali, tolti anzitempo dalla mamma. Basti pensare che in Italia è vietato cedere cuccioli prima del 60esimo giorno di vita, mentre quelli prodotti all’estero vengono allontanati appena in grado di nutrirsi da soli. Il rischio? Ad esempio quello di portare in casa, magari a contatto con dei bambini, un cane che non ha il controllo del morso”, avverte Tozzi.
Non solo. “La genetica dei cuccioli è totalmente inesistente: al momento dell’arrivo in casa dell’acquirente sono bombardati di medicinali, immuni a qualunque tipo di malattia per 20 giorni dopo esser stati riempiti di cortisone. Sono cani portati alla morte, millantati come vaccinati o immunizzati prima del dovuto. Hanno un ricarico che nemmeno ha la droga – ribadisce – Ad esempio, nelle piazze di spaccio il ricarico è di due a uno, lo spacciatore cioè vende la droga a 10 euro, avendola pagata 5. Con il cucciolo si può guadagnare anche dieci volte di più rispetto ai costi sostenuti dal produttore. E in tantissimi muoiono, strappati piccolissimi alla madre e costretti a viaggi lunghi anche dodici, quattordici ore, ammucchiati nei portabagagli in maniera del tutto abusiva e illegale. E’ una follia, eppure una attività commerciale fiorente per i trafficanti”. (di Silvia Mancinelli)