Una possibile soluzione al problema dei trapianti di organi risiede nella produzione di organi umani a partire dalle cellule staminali pluripotenti, capaci di differenziarsi in vari tipi di tessuti. Queste cellule, moltiplicate in laboratorio, potrebbero permettere la generazione in grande quantità di tessuti e organi umani. Il trapianto rappresenta il rimedio per molte malattie gravi, ma la disponibilità di organi è insufficiente. In Italia, nel 2024, circa 8.000 pazienti sono in attesa di un trapianto, in particolare 6.000 per un rene, quasi 1.000 per un fegato, 700 per un cuore e oltre 200 per un polmone e un pancreas.
Il progetto “Humanize”, finanziato dalla fondazione spagnola La Caixa con 1 milione di euro per tre anni, mira a sviluppare tecnologie per identificare e produrre cellule staminali umane con alto potenziale per la generazione di organi, focalizzandosi sul cuore a causa della grave carenza di donatori. I Principal investigators sono Graziano Martello, dell’Università di Padova, e Xabier Lopez Aranguren, della Cima Universidad de Navarra. Martello ha un’esperienza di 15 anni nello studio delle cellule staminali pluripotenti e ha sviluppato modelli in vitro che replicano le fasi iniziali dello sviluppo umano senza l’uso di embrioni o animali, per studiare la formazione degli organi in modo etico.
Aranguren ha dimostrato in studi su roditori che le cellule staminali possono generare cuori completi in animali con difetti genetici. Tuttavia, i meccanismi molecolari alla base del chimerismo, ovvero la presenza di cellule provenienti da individui diversi nello stesso organismo, rimangono poco chiari. Martello ha sottolineato l’importanza di approfondire queste basi molecolari attraverso un approccio multidisciplinare, testando diverse combinazioni di composti e cellule umane per identificare quelle con maggior capacità di generare organi.
Il progetto Humanize mira a trovare staminali umane capaci di sviluppare organi funzionanti, con verifica sperimentale su modelli animali, come i maiali i cui organi sono già utilizzati per trapianti. L’impatto della ricerca potrebbe migliorare la qualità della vita dei pazienti in attesa di trapianto e influenzare positivamente il sistema sanitario globale, potenzialmente risolvendo il problema della scarsità di donatori e riducendo i costi per i trattamenti.