La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta sui carabinieri coinvolti nell’inseguimento di Ramy Elgaml, un giovane egiziano di 19 anni deceduto il 24 novembre nel quartiere Corvetto. I due militari sono accusati di falso, frode processuale e depistaggio. Le irregolarità riguardano la redazione del verbale dell’incidente e la presunta cancellazione di un video testimone dell’evento.
I carabinieri sono stati iscritti nel registro degli indagati per la loro omessa menzione, nel verbale di arresto di Bouzidi, 22 anni, conducente dello scooter, dello scontro tra il veicolo e l’auto militare. La Procura sta inoltre indagando su possibili manovre di depistaggio, legate all’eliminazione del video di un testimone.
Ramy Elgaml è deceduto durante un inseguimento. Il giovane e Bouzidi non si sarebbero fermati a un posto di blocco e, dopo una fuga pericolosa, lo scooter ha terminato la corsa in via Quaranta, schiantandosi. Ramy è morto sul colpo mentre Bouzidi è rimasto gravemente ferito. L’autopsia ha rivelato che la causa della morte non è stata un trauma cranico, ma gravi lesioni interne, inclusa una dissezione dell’aorta.
La morte di Ramy ha scatenato disordini nel quartiere Corvetto, dove si sono verificati roghi, vandalismi e lancio di petardi contro la polizia che ha risposto con lacrimogeni. Un giovane montenegrino è stato arrestato durante questi eventi di violenza.
In seguito a questi episodi, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ordinato l’invio di oltre 600 agenti di polizia aggiuntivi tra dicembre e gennaio per migliorare la sicurezza nella zona, un’intervento già pianificato prima dei disordini avvenuti a Corvetto.
Le indagini proseguono e sono attese ulteriori sviluppo sul caso. Questo evento ha sollevato un acceso dibattito pubblico in merito alla condotta delle forze dell’ordine e alle dinamiche di sicurezza nelle aree più problematiche della città.