Nel corso della storia, l’antica Roma ha affrontato numerose sfide legate alla salute dei cittadini, ponendo le basi per i futuri diritti in questo ambito. Già dal I/II secolo d.C., Roma si trovò a combattere contro il Plasmodium falciparum, parassita della malaria, portato da zanzare che minacciavano la vita dei romani. Ogni anno, la malaria uccide circa 450.000 persone nel mondo. Per affrontare questi pericoli, Roma iniziò a sviluppare risorse per la bonifica delle zone paludose e la costruzione di acquedotti, fattori vitali per migliorare la qualità dell’acqua e gestire i rifiuti, questioni tutt’oggi rilevanti.
Oltre alla sanificazione, la cura della persona e il benessere psicologico erano prioritari: le terme pubbliche servivano per alleviare lo stress. La gestione dei defunti, influenzata dai valori cristiani, portò alla riqualificazione degli spazi comuni, un cambiamento rispetto alla pratica di abbandonare i cadaveri in piazza. Anche l’alimentazione divenne un focus importante, con attenzione alla qualità degli alimenti.
La storia della salute è segnata da crisi, simili alla quarantena ci troviamo ad affrontare oggi. Già nel periodo romano, i 40 giorni di isolamento, da cui deriva la parola “quarantena,” servivano a prevenire la diffusione della peste. Con la caduta dello stato romano, la gestione della salute cominciò a essere vista come responsabilità individuale nel corso del tempo.
Dal 1201 con la creazione del primo ospedale voluto da Papa Innocenzo, si iniziò a pensare alla salute in termini più organizzati, ma fu solo nel XIX secolo che si sviluppò significativamente un sistema sanitario. Durante questo periodo, Roosevelt negli Stati Uniti avviò riforme per garantire assistenza ai più bisognosi. Modelli europei, come quelli di Bismarck e Beveridge, influenzarono i sistemi sanitari, enfatizzando l’universalità nella copertura sanitaria.
Le crisi economiche, come il crollo del petrolio, influenzarono anche il settore sanitario, portando a una privatizzazione dei servizi. La legge Crispi del 1890 migliorò il sistema assistenziale, facilitando l’ingresso delle opere pie nella pubblica amministrazione e dissociando la sanità da un sistema ecclesiastico. Le mutue, introdotte nel 1886, non riuscirono a coprire integralmente la popolazione e finirono per scomparire.
Con l’avvento di enti come INAIL, si garantì assistenza ai lavoratori, segnando un’evoluzione continua nel diritto alla salute.