“Se abbiamo trovato l’accordo per un cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai…”. Così ha risposto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la X edizione dei Med Dialogues, dopo che Forza Italia ha votato contro un emendamento della Lega sul taglio del canone Rai. Meloni ha minimizzato la questione, definendola una “schermaglia” senza serietà.
Questa mattina, la maggioranza ha subito una battuta d’arresto in Commissione bilancio al Senato riguardo al decreto fiscale. L’emendamento presentato da Bergesio (Lega) per ridurre il canone Rai da 90 a 70 euro è stato respinto con 12 voti contro 10, con Forza Italia che ha votato in accordo con le opposizioni.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha minimizzato la situazione, affermando che “non c’è nessun problema” e che “non c’è alcun inciampo”. Tuttavia, una nota di Palazzo Chigi esprimeva l’amarezza per questa divisione, sottolineando che “l’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno”. Tajani ha ribadito che il governo è sempre stato contrario all’emendamento, sottolineando l’importanza della coerenza.
Le opposizioni hanno criticato la situazione della maggioranza, con la segretaria del PD Elly Schlein che ha dichiarato: “La maggioranza è in frantumi e le divisioni sono evidenti. Sono allo sbando, troppo impegnati a litigare anziché governare il Paese, mentre non si occupano di salute e salari, dei problemi concreti degli italiani.”
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha osservato che la maggioranza è divisa su questioni europee, politiche estere e ora anche in Parlamento, sottolineando che la pretesa di unità da parte di Meloni è illusoria. Ha inoltre chiesto chiarimenti sulla maggioranza, affermando che i cittadini non hanno tempo da perdere mentre il Paese soffre in attesa di provvedimenti contro il carovita e di servizi essenziali come visite ospedaliere e trasporti.
La situazione all’interno del governo appare quindi complessa, con tensioni crescenti e opposizioni sempre più unite nel denunciare l’inadeguatezza della maggioranza a far fronte ai problemi reali del Paese.