Nei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico (mHspc) di alto e basso volume, l’associazione di darolutamide con terapia di deprivazione androgenica (ADT) ha portato a un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPFS) del 40% e del 70%, rispetto a placebo più ADT. Questi risultati sono emersi dallo studio di fase 3 Aranote, presentato all’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancer Symposium nel 2025. Darolutamide in combinazione con ADT ha ridotto il rischio di progressione o morte del 46% rispetto al placebo.
In Italia, nel 2024, sono state stimate circa 40.100 nuove diagnosi di tumore della prostata, il più comune tra gli uomini. Attualmente, solo il 30% dei pazienti con mHspc sopravvive oltre i 5 anni dalla diagnosi. Secondo Orazio Caffo, direttore oncologico all’ospedale Santa Chiara di Trento, ogni paziente necessita di un approccio terapeutico personalizzato. I benefici di darolutamide, già evidenziati nello studio Arasens, si confermano nello studio Aranote e mostrano un miglioramento nel controllo della malattia, mantenendo una qualità di vita elevata e presentando un profilo di tossicità limitato.
Fred Saad, principale investigatore dello studio Aranote, ha sottolineato il potenziale di darolutamide come opzione terapeutica importante. Gli eventi avversi associati al trattamento sono risultati bassi e simili nei vari sottogruppi. Christine Roth, di Bayer, ha evidenziato l’importanza di darolutamide per migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti. Ulteriori analisi dello studio Arasens hanno esaminato il legame tra età e risposta al trattamento, confermando i benefici della combinazione indipendentemente dall’età.