Il Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) ha bocciato un emendamento volto a potenziare lo screening mammografico per il cancro al seno, che avrebbe previsto un investimento di 6 milioni di euro per estendere la prevenzione a donne di età 45-49 e 70-74 anni. Attualmente, solo le donne tra i 50 e i 69 anni sono invitate a controlli biennali, creando disparità nelle varie regioni italiane poiché solo quattro regioni estendono l’invito a una fascia di età più ampia. Le linee guida europee raccomandano lo screening per donne tra 45 e 74 anni, con una forte raccomandazione per la fascia 50-69.
La motivazione della bocciatura dell’emendamento è legata alla mancanza di risorse nel fondo europeo (FEI) necessario per implementare la misura, secondo quanto affermato dalla Commissione bilancio. Gli esperti indicano che l’estensione del programma di screening avrebbe facilitato diagnosi precoci di tumori, potenzialmente salvando molte vite; tuttavia, le associazioni e le opposizioni hanno etichettato questa decisione come “immorale”.
La mancanza di accesso a screening mammografico rappresenta un rischio significativo per la salute pubblica, poiché impedisce a molte donne di usufruire di una prevenzione fondamentale. L’accesso alle risorse sanitarie dovrebbe prioritizzare la salute dei cittadini, trascurare tali considerazioni economiche è un sacrificio di un principio di equità sancito dalla Costituzione. Inoltre, questa decisione potrebbe generare un impatto psicologico negativo sulle donne con minori risorse economiche, alimentando un senso di abbandono e disinteresse verso le loro necessità di salute.