Il 26 settembre 2024, il leghista Claudio Borghi ha annunciato su social media la sua intenzione di presentare una proposta di legge per abolire la raccolta di firme online per i referendum. Borghi sostiene che la Costituzione richieda un alto numero di firme, fissato a 500.000, per evitare consultazioni considerati inutili e che solo questioni di grande rilevanza dovrebbero meritare un referendum nazionale. Riferendosi all’uso delle firme digitali, Borghi afferma che chiunque, con sufficiente seguito sui social, potrebbe facilmente raccogliere firme per cause irrisorie.
Dopo l’annuncio, sono arrivate reazioni immediate. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha criticato la proposta, argomentando che la richiesta di 500.000 firme è una misura di serietà e non solo una soglia alta per prevenire inutili consultazioni. Inoltre, ha evidenziato che le firme digitali sono valide per vari atti legali e fiscali, quindi dovrebbero valere anche per le richieste di referendum. Magi ha difeso il diritto degli italiani di decidere su questioni come il consumo di cappuccino e di utilizzare la firma digitale.
Dario Parrini, senatore del PD e vicepresidente della commissione Affari costituzionali, ha descritto l’iniziativa di Borghi come illiberale e antidemocratica. Parrini ha sottolineato che la Lega sembra temere la voce del popolo, affermando che è spiacevole vedere come un partito possa delegittimare uno strumento che permette ai cittadini di esprimersi su questioni importanti. Ha invitato a una riflessione seria su una possibile riforma che innalzi il numero di firme richieste, ma che sia bilanciata da una diminuzione del quorum necessario per validare il referendum.
La proposta di Borghi ha suscitato un intenso dibattito sul tema della partecipazione popolare e sull’adeguatezza degli strumenti attuali per facilitare l’espressione dei cittadini in democrazia. In sintesi, mentre Borghi propone di semplificare il processo abolendo le firme online, molti critici avvertono il rischio di una diminuzione della democrazia e della rappresentanza popolare, sostenendo invece che è necessario rafforzare e modernizzare questi strumenti invece di eliminarli.