A quarant’anni dall’indimenticabile notte del Bernabeu con la vittoria della Coppa del mondo da parte dell’Italia, con il 3-1 in finale alla Germania, l’atmosfera di quei giorni rivive in un ‘memoir’ dedicato da Darwin Pastorin al grande ct azzurro: ‘Lettera a Bearzot’.

“Una lettera a ‘cuore aperto’ al Vecio: l’artefice numero uno del trionfo mondiale del 1982. Un viaggio a ritroso nel tempo e nella nostalgia, dal Brasile a Torino, fino alla notte di Madrid. Il ritratto di un uomo sincero, dalla schiena dritta, un Don Chisciotte che non ha mai smesso di seguire i propri ideali ed essere fedele ai suoi valori. Un grande italiano di ieri, che avremmo tanto bisogno di avere ancora qui, oggi, in questo presente smarrito”, si legge nel risvolto di copertina.

‘Lettera a Bearzot. Il Vecio, Pablito, il Mundial ’82 e altri incantesimi’ (104 pagine, 10,90 euro) esce per Compagnia Editoriale Aliberti. “In questi venti capitoli, venti come la maglia di Pablito, venti istantanee di calcio e di vita che vi rimarranno impresse dentro, e magari vi faranno passare una notte insonne a rivangare e rimpiangere il passato, il che non è necessariamente un male. Anzi”, scrive nella sua prefazione al libro Alessandro Di Nuzzo.

‘Lettera a Bearzot’ è un ritratto del commissario tecnico artefice del ritorno alla vittoria in un mondiale della Nazionale dopo il doppio successo negli anni ’30 dell’Italia guidata da Vittorio Pozzo. Pastorin mette in evidenza la bravura del ct, il suo senso del rispetto e del decoro, la sua umanità. Attorno le tante figure decisive per il successo mundial, a cominciare da Paolo Rossi.

Noto giornalista sportivo, narratore di storie calcistico-letterarie, Pastorin è nato a San Paolo del Brasile nel 1955, figlio, nipote e pronipote di emigranti veneti. Suo figlio si chiama Santiago per il pescatore de ‘Il vecchio e il mare’ di Hemingway. È presidente onorario dell’Fc Ivrea 1905 ed è membro del Comitato Scientifico del Museo della Juventus (JMuseum). Da ragazzo giocava centravanti.

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