Il Governo Meloni sta accelerando sulla legge di bilancio 2026, puntando a migliorare il potere d’acquisto dei lavoratori, con un focus particolare sui buoni pasto. Tra le misure incluse nella bozza approvata dal Consiglio dei Ministri, si segnala l’aumento del valore esentasse dei buoni pasto elettronici, che passerà da 8 a 10 euro al giorno, con potenziali effetti positivi per milioni di dipendenti.
La modifica, prevista nell’articolo 5 del disegno di legge, aggiorna l’articolo 51 del Tuir, cambiando il limite esente da tasse per i buoni pasto elettronici, mentre il tetto per i ticket cartacei rimarrà a 4 euro. Se il provvedimento sarà approvato dal Parlamento, la nuova soglia entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026. Questa misura coinvolgerà circa 3,5 milioni di lavoratori, che potrebbero ricevere un vantaggio netto annuo di circa 440 euro, in totale esenzione fiscale. Di conseguenza, il limite annuo per i buoni non tassati aumenterebbe da 1.760 a 2.200 euro.
Secondo un’analisi del Ministero dell’Economia, sebbene si preveda una diminuzione del gettito fiscale tra i 75 e 90 milioni di euro, l’incremento dei consumi legato ai buoni pasto più elevati potrebbe generare un aumento dell’Iva tra i 170 e 200 milioni, portando a un saldo netto a favore delle finanze pubbliche tra 95 e 110 milioni di euro.
Il settore dei buoni pasto gioca un ruolo fondamentale nell’economia italiana, rappresentando circa lo 0,75% del Pil e sostenendo oltre 220mila posti di lavoro. L’innalzamento della soglia fiscale arriva dopo un precedente intervento che limita le commissioni per le aziende all’5% del valore nominale, favorendo una maggiore accettazione da parte di esercizi commerciali. L’obiettivo del Governo è sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, affrontando così il divario crescente tra il valore nominale dei buoni e il costo reale dei pasti, soprattutto in un contesto di inflazione.