Un nuovo caso di femminicidio ha colpito Civitavecchia, dove una donna di 56 anni è stata trovata morta in un parcheggio della stazione ferroviaria. L’omicidio è avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 ottobre, e la vittima presentava segni di soffocamento e altre lesioni, segni chiari di una violenza subita. L’ex compagno della donna, noto per stalking e maltrattamenti, è stato identificato come il principale sospettato delle forze dell’ordine.
Nonostante fosse stato sottoposto a un braccialetto elettronico e avesse un divieto di avvicinamento, l’uomo è riuscito a uccidere la donna. La vittima aveva sporto denuncia in passato e il braccialetto elettronico era stato imposto come misura di protezione. Tuttavia, al momento dell’aggressione, la donna non aveva con sé il cellulare necessario per lanciare un allerta. Questo episodio evidenzia le insufficienze del sistema attuale di protezione, già ampiamente criticato per la sua lentezza e inefficacia.
Le indagini della polizia sono state avviate tempestivamente, portando all’arresto dell’ex compagno, un uomo di nazionalità romena e senza fissa dimora, attualmente in stato di fermo. La Procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo sulla vicenda, con la supervisione della pm Martina Frattin.
Questo caso si inserisce in una lunga serie di femminicidi che sta allarmando l’opinione pubblica e mette in evidenza la fragilità delle misure di sicurezza destinate a proteggere le donne da violenze domestiche. Le recenti morti infatti sollevano interrogativi cruciali sulla reale efficacia del braccialetto elettronico: sebbene l’ex compagno fosse monitorato, il sistema ha mostrato di non garantire la sicurezza delle vittime.
Casi come quello di Civitavecchia richiedono un ripensamento delle attuali misure di protezione e l’adozione di un supporto più efficace per le donne in situazioni a rischio. Sotto la pressione di questi avvenimenti tragici, cresce l’urgenza di un confronto serio sulle politiche di sicurezza per prevenire atti di violenza di genere, lasciando aperta una discussione fondamentale per la protezione delle vittime.