Negli ultimi quindici anni, lo streaming ha rivoluzionato il modo di ascoltare musica. Piattaforme come Spotify hanno cambiato le abitudini degli ascoltatori, rendendo meno centrali gli album a favore di playlist curate per ogni situazione. La critica musicale Liz Pelly esplora queste dinamiche nel suo libro Mood Machine: The Rise of Spotify and the Cost of the Perfect Playlist, in cui mette in luce un mercato dominato da poche grandi etichette e un consumo musicale sempre più passivo.
Tuttavia, diverse alternative a questo modello esistono. Etichette indipendenti, negozi di dischi e festival locali stanno promuovendo relazioni più sostenibili tra artisti e pubblico. Un esempio significativo è Les Disques Bongo Joe, fondata a Ginevra, che unisce vari aspetti della musica, dall’editoria ai concerti, diventando in breve tempo una delle realtà indipendenti più riconoscibili in Europa.
Il fondatore, Cyril Yeterian, è un musicista con un ricco bagaglio culturale. Cresciuto tra Francia e Svizzera, ha suonato in band come Mama Rosin prima di aprire un negozio di dischi, il cuore del progetto, dedicato a George Coleman, un musicista di strada. Yeterian punta su un approccio DIY, distante dalle logiche commerciali, per riscoprire sonorità e artisti.
Bongo Joe è tra le etichette più attive, supportando la scena musicale svizzera e collaborando con artisti internazionali. Si dedica anche al recupero di materiale d’archivio, riportando alla luce musiche dimenticate, e ora il negozio ha ampliato le sue attività includendo un caffè e uno spazio per concerti.
Per celebrare i dieci anni di attività, è stata pubblicata la raccolta 2015-2025: 10 Years of Sonic Explorations, un’opera che rappresenta la missione di Bongo Joe nel connettere e mantenere viva la musica.
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