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Blinatumomab: primo farmaco per Mdr in oncoematologia

Il 30 settembre 2024, Robin Foà, professore emerito di Ematologia all’Università Sapienza di Roma, ha discusso l’importanza dell’anticorpo bispecifico blinatumomab durante un evento a Milano, evidenziando che questo farmaco è il primo approvato per trattare la malattia minima residua (MRD) in pazienti con leucemia linfoblastica acuta (LLA) da linfociti B Ph-. Lo studio clinico di Fase III E1910 ha dimostrato che l’introduzione del blinatumomab nella prima linea di trattamento aumenta significativamente la sopravvivenza globale dei pazienti.

Foà ha sottolineato il ruolo cruciale del monitoraggio della MRD nella gestione della LLA, poiché permette di stabilire la strategia terapeutica più adeguata per ogni singolo paziente. Ha specificato che, affinché i dati sul monitoraggio siano precisi e attendibili, è fondamentale che le indagini vengano eseguite in laboratori certificati con controlli di qualità rigorosi, utilizzando tecniche standardizzate e seguendo tempistiche precise.

Dal 1996, in Italia, è stata presa la decisione di centralizzare lo studio dei campioni dei pazienti con LLA all’interno dei protocolli clinici del GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto), dislocato principalmente a Roma, ma anche in altri due laboratori a Bergamo e Palermo. Tutti e tre i laboratori utilizzano tecniche di biologia molecolare, come la PCR quantitativa, seguendo standard europei. Foà ha avvertito che anche un minimo errore nel monitoraggio della MRD può avere conseguenze gravi sulla sopravvivenza del paziente.

In sintesi, l’introduzione del blinatumomab rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro la leucemia linfoblastica acuta, e il monitoraggio accurato della MRD è essenziale per ottimizzare le strategie terapeutiche e migliorare i risultati clinici dei pazienti. La standardizzazione e la centralizzazione dei laboratori non solo permettono di garantire la qualità dei test, ma anche di fornire un supporto critico nella gestione delle patologie ematologiche, contribuendo così a una migliore prognosi per i pazienti affetti da questa forma di cancro.

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