Il tema delle concessioni balneari, oggetto di discussioni durante l’estate, ha recentemente preso una piega decisiva con l’approvazione del decreto legge del 4 settembre 2024. Come spiegato dall’avvocato Claudio Vinci, questo provvedimento è parte di una misura urgente per risolvere le procedure di infrazione nei confronti dello Stato italiano. Il decreto faciliterà la chiusura di 16 casi di infrazione, con almeno sei di questi che possono essere archiviati immediatamente. In totale, si prevede una riduzione significativa delle procedure pendenti, un risultato positivo per i cittadini, dato che le infrazioni si traducono spesso in pesanti sanzioni economiche.
Tra le questioni trattate, spiccano le concessioni demaniali marittime e lacuali. È stata trovata una soluzione equilibrata tra l’apertura del mercato e la tutela degli attuali concessionari. I principali punti della riforma includono l’estensione della validità delle concessioni esistenti fino a settembre 2027 e l’obbligo di avviare le gare entro giugno 2027. Saranno previste deroghe per “ragioni oggettive” non oltre il 31 marzo 2028.
La durata delle nuove concessioni varierà da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, per consentire ai concessionari di ammortizzare gli investimenti. Un obbligo importante per i nuovi concessionari sarà quello di assumere lavoratori impiegati nella precedente concessione. Tuttavia, si manifesta discontento riguardo agli indennizzi per i concessionari uscenti. Questi indennizzi, a carico del concessionario subentrante, sono stabiliti in base al valore dei beni non ammortizzati e alla remunerazione degli investimenti degli ultimi cinque anni. Questa limitazione temporale è criticata, poiché molti operatori non hanno investito durante questo periodo a causa della pandemia e delle proroghe. Inoltre, il criterio che favorisce i titolari di concessioni pregresse per la valutazione delle offerte è visto come contrario al principio di concorrenza da Bruxelles.
L’iniziativa del governo italiano riceve valutazioni positive, ma ci sono critiche, in particolare riguardo agli indennizzi. È auspicabile che, durante la conversione in legge, si stabiliscano criteri più giusti che valorizzino gli investimenti passati. La moratoria di tre anni per le nuove gare potrebbe anche influire negativamente sulla qualità dei servizi balneari, poiché i gestori potrebbero evitare nuovi investimenti e manutenzioni. Vinci conclude evidenziando la necessità di riconoscere il valore degli investimenti per mitigare potenziali effetti negativi sul turismo.