Ricciardi: «Un rischio vero, serve monitorare trasmissione da uomo a uomo»
Il virus dell’aviaria “rappresenta un rischio vero, serve monitorare. L’importante che non ci sia trasmissione da uomo a uomo, questa è la principale variabile da tenere sotto controllo. Il passaggio dall’animale all’uomo sappiamo che c’è: è un meccanismo che conosciamo bene, l’auspicio è che non diventi un’infezione che si contagia attraverso il contatto tra umani”. Così Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, in merito alla conferma, da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) di due casi di contagio tra allevatori di polli in Inghilterra e Irlanda del Nord. “E’ necessario quindi – continua – continuare a vigilare. Da sempre l’aviaria è tra le infezioni che fanno più paura, per le caratteristiche del virus influenzale che è mutevole e anche per gli animali che la veicolano, che sono prossimi all’uomo, soprattutto quelli di allevamento. L’aviaria è motivo di preoccupazione proprio per l’imprevedibilità del virus”.
Lopalco: «Va strettamente monitorata ma rischio pandemico al momento non c’è»
“Finché il ceppo virale resta di tipo aviario – cioè con bassissima capacità di diffusione da uomo a uomo – il rischio pandemico non esiste. Ma la possibilità del salto di specie è il motivo per cui l’influenza aviaria è così strettamente monitorata”. A dirlo Pier Luigi Lopalco, docente di epidemiologia dell’università del Salento in merito alla conferma, da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) di due casi di contagio tra allevatori polli in Inghilterra e Irlanda del Nord. “Gli allevatori sono da sempre a rischio di contagio diretto dagli animali, quindi questi casi non rappresentano una novità né un pericolo di sanità pubblica se non c’è trasmissione da uomo a uomo”, conclude.