La statua dedicata a Roberto Benigni a Castiglion Fiorentino è stata imbrattata con una croce celtica, un simbolo choc associato al neofascismo. La statua, realizzata dallo scultore Andrea Roggi nel 1999 in onore dell’attore, è situata nella frazione di Manciano, paese natale di Benigni, dove il comune decise di commemorarlo dopo la sua vittoria all’Oscar per “La vita è bella”. Recentemente, il gruppo di opposizione “Rinascimento Castiglionese” ha diffuso la foto della statua danneggiata sul proprio profilo Facebook, sottolineando come atti come questo non possano essere sottovalutati in un contesto in cui si fa sempre più forte la nostalgia per il fascismo e il nazismo in Italia e in Europa.
Il gesto è considerato da molti non solo un atto di vandalismo. La croce celtica, spesso associata a gruppi antisemiti ed estremisti, sembra rispondere anche a una certa ostilità verso Benigni, riconosciuto per le sue posizioni controcorrente e per la sua distanza dal suo paese natale, di cui non sembra interessato a partecipare alle attività. Infatti, il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, ha più volte invitato Benigni a tornare, ma l’attore ha sempre rifiutato, pur mantenendo un atteggiamento cortese.
Il sindaco ha commentato l’accaduto definendo il gesto “da condannare” e ha rassicurato che il monumento verrà ripulito. La situazione mette in evidenza non solo il vandalismo ma anche le tensioni politiche e sociali attuali, con simboli e atti che riecheggiano un passato oscuro. La scelta di imbrattare una statua dedicata a una figura così importante del cinema italiano, che ha saputo emozionare e intrattenere generazioni, solleva interrogativi su come la memoria e i valori si stanno evolvendo nella società contemporanea.
In un momento in cui la società si interroga sul dissenso e sulla libertà di espressione, incidenti come quello accaduto a Castiglion Fiorentino offrono spunti di riflessione sulle radici culturali e storiche che continuano a influenzare le azioni e le reazioni della comunità.