Amnesty International ha sollecitato il Congresso degli Stati Uniti a intervenire affinché l’amministrazione americana ponga fine agli attacchi aerei nei Caraibi e in America Latina, che hanno provocato almeno 57 morti da settembre. Finora, sono stati condotti 13 bombardamenti, considerati dall’organizzazione per i diritti umani completamente illegali.
L’amministrazione non ha rivelato i nomi delle vittime né ha fornito prove riguardo ai loro presunti crimini, limitandosi a definire gli obiettivi come “narcoterroristi”. La pratica di fermare le imbarcazioni sospettate di traffico di droga deve rispettare il diritto internazionale dei diritti umani, garantendo il diritto alla vita e a un processo equo. Uccidere intenzionalmente persone senza un’immediata minaccia alla vita e senza aver tentato alternative meno letali come la cattura rientra nel concetto di esecuzione extragiudiziale, considerata una forma di omicidio.
Il segretario di Stato Marco Rubio ha confermato che gli Stati Uniti avrebbero potuto intercettare la prima nave prima di colpirla, ma è stata comunque presa la decisione di bombardarla. Secondo la Casa Bianca, gli Stati Uniti sono “in guerra” contro i cartelli della droga, applicando le norme relative all’uccisione di combattenti nemici. Tuttavia, in realtà, gli Stati Uniti non partecipano a un conflitto nei Caraibi e in America del Sud, non essendo stati oggetto di attacchi che possano giustificare una risposta militare. Inoltre, il Congresso non ha autorizzato l’uso della forza contro i cartelli della droga.
