Tommy Kuti, rapper afroitaliano, esprime un’opinione chiara riguardo ai recenti disordini nel quartiere Corvetto di Milano, avvenuti dopo la morte di Ramy Elgaml, un ragazzo egiziano di 19 anni. Critica il fatto che la discussione sulle questioni relative ai giovani di seconda generazione emerga solo in seguito a eventi estremi. Secondo lui, questo è sintomo dell’arretratezza dell’Italia sui temi dell’inclusione e dell’integrazione. Per molti figli di immigrati è difficile sentirsi completamente italiani, e ciò richiede un impegno significativo.
Cresciuto in una comunità di nigeriani in Italia, Kuti ha vissuto esperienze diverse da quelle dei suoi coetanei italiani. La maggior parte dei suoi amici, trovando difficoltà a integrarsi, ha lasciato il Paese. Questo fenomeno è alimentato da un clima di diffidenza nei confronti dell’ignoto. Kuti osserva che, quando un italiano incontra una persona di colore, è spesso portato a formulare giudizi negativi, contribuendo così a creare tensioni che portano alla fuga di giovani talenti, come lui stesso ha notato tra i suoi amici.
Kuti denuncia che il dibattito pubblico si concentra frequentemente su temi come l’immigrazione e la criminalità giovanile, trascurando le potenzialità che questi ragazzi possono esprimere. Ritiene che l’Italia abbia una narrazione limitata, che tratta i giovani di seconda e terza generazione solo in contesti problematici, senza esplorare le loro storie quotidiane e normali. Questo approccio porta a una visione distorta della realtà e ostacola la comprensione delle loro esperienze e dei loro contributi positivi alla società.
Il rapper sottolinea l’importanza di cambiare questa narrativa, auspicando un dialogo aperto e una maggiore visibilità delle storie di integrazione e normalità. Tale cambiamento, secondo Kuti, potrebbe persino influenzare la classe politica, in particolare i membri di destra, a smettere di attribuire costantemente la colpa all’immigrazione per i problemi sociali. In definitiva, Kuti chiama a un confronto più costruttivo, affinché si possa costruire una società più inclusiva e comprensiva, in grado di valorizzare la diversità come risorsa.