A poche ore dalla conclusione delle indagini sulla morte di Andrea Purgatori, scomparso nel luglio 2023, i suoi figli hanno scritto una lettera commemorativa dedicata al padre. Quattro medici, che avevano in cura il giornalista colpito da endocardite infettiva, rischiano di essere processati per omicidio colposo. La Procura di Roma ha contestato a questi professionisti reati di “imperizia, negligenza e imprudenza”, basando le accuse su una perizia medico-legale che descrive una “catastrofica sequela di errori ed omissioni”. Secondo gli esperti, un trattamento diagnostico e terapeutico adeguato avrebbe potuto prolungare la vita di Purgatori.
I medici indagati includono il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani. Attraverso la lettera, i figli di Purgatori hanno rievocato la dolorosa sequenza di eventi che ha portato alla morte del padre, sottolineando il lungo percorso di indagini e la meticolosità dei dettagli all’interno della perizia. “Da quel giorno è passato più di un anno”, scrivono, riferendosi ai 115 pagine di relazioni e risultati medici.
I figli affermano che la perizia contiene le risposte alle domande che hanno posto dopo la scomparsa del genitore, riprendendo il termine “catastrofica sequela di errori” e definendo il trattamento ricevuto come “una terapia dura e inutile” che ha ritardato diagnosi e cure adeguate. Inoltre, i figli parlano di “possibile falsità di certificazioni sanitarie necessarie a nascondere il tutto”.
Assistiti dall’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, ricordano come Purgatori avesse scelto i “migliori medici delle migliori cliniche” di Roma. Raccontano l’inizio della malattia e il peggioramento della condizione del padre, malgrado le cure. Si sofferma sulla frustrazione e l’insicurezza provate dai figli nell’affrontare i pareri discordanti, sottolineando il sentimento di fiducia riposto nei medici in un momento così critico. L’amara conclusione della lettera evidenzia la validità di tali scelte in un contesto di emergenza sanitaria e il dolore di non aver potuto evitare la tragedia.