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martedì, 14 Gennaio, 2025
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Amara, Cassazione: appello bis per Davigo

Ci sarà un appello bis per Piercamillo Davigo, ex componente del CSM e magistrato noto per il pool di Mani Pulite, accusato di rivelazione del segreto d’ufficio riguardo ai verbali dell’avvocato Piero Amara sulla “Loggia Ungheria”. I giudici della Sesta Sezione Penale della Cassazione hanno annullato con rinvio la parte della sentenza d’appello relativa alla rivelazione a terzi dei verbali, mantenendo però irrevocabile la responsabilità per la condotta contestata in concorso. Il nuovo processo d’appello avrà luogo davanti a un’altra sezione della Corte d’Appello di Brescia.

Il 7 marzo scorso, la Corte d’Appello di Brescia aveva condannato Davigo, ora in pensione, a un anno e tre mesi (con pena sospesa), confermando quanto deciso in primo grado. Durante la requisitoria, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonio Balsamo, ha chiesto il rigetto del ricorso della difesa di Davigo. L’avvocato Davide Steccanella, che difende Davigo insieme al professor Franco Coppi, ha definito la sentenza in oggetto “astratta rispetto al fatto e quasi surreale”. Coppi ha sottolineato che Paolo Storari, coinvolto nella vicenda, è stato assolto per mancato dolo, e ha argomentato che se Storari non ha commesso reato, non può essere considerato corresponsabile l’estraneo, in questo caso Davigo.

Nel procedimento è parte civile anche l’ex consigliere del CSM, Sebastiano Ardita, che ha interessi nella vicenda legata alla divulgazione dei verbali. Questa situazione mette in luce la complessità del caso, che coinvolge figure significative nel panorama giuridico italiano e interrogativi sulla gestione delle informazioni riservate da parte dei magistrati. La decisione della Cassazione di annullare la condanna in relazione alla rivelazione di segreti d’ufficio coglie in contropiede sia l’accusa che la difesa, aprendo le porte a nuovi sviluppi nel processo che continua a suscitare interesse e attenzione mediatica. La questione della trasparenza e della responsabilità dei magistrati rimane centrale, evidenziando le potenziali conseguenze etiche e legali di tali rivelazioni.

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