Ilaria Capua lancia un allerta riguardo al potenziale di una nuova pandemia di aviaria, che potrebbe causare più morti del Covid. Secondo la virologa, l’infezione da aviaria, che ha già colpito uccelli e bovini, potrebbe diffondersi rapidamente tra gli esseri umani, specialmente attraverso gli immigrati illegali che lavorano negli allevamenti e che potrebbero fungere da vettori per la trasmissione del virus. Capua avverte che la situazione è critica e definisce il rischio una “bomba ad orologeria”.
L’influenza aviaria è stata identificata per la prima volta in Italia oltre un secolo fa e si manifesta in particolare con i sottotipi H5 e H7. Nel 2006, il virus H5N1 generò panico in seguito alla morte di alcuni cigni, ma l’isteria collettiva si attenuò rapidamente nonostante il virus avesse cominciato a saltare da specie a specie. Dal 2003, si sono verificati passaggi del virus dagli uccelli a bovini, suini, gatti e topi. Oggi, secondo Capua, i focolai tra i bovini rappresentano un enorme serbatoio di virus, con migliaia di animali infetti.
Capua pone particolare attenzione sulla situazione degli immigrati illegali che lavorano in agricoltura, sostenendo che la loro condizione di vulnerabilità potrebbe impedire loro di cercare assistenza medica in caso di contagio, creando così un potenziale per la nascita di una nuova influenza aviaria molto più virulenta del Covid-19. Inoltre, l’aumento dei focolai negli allevamenti non è stato affrontato con misure preventive adeguate.
In primavera 2024, l’H5N1 ha colto di sorpresa virologi e scienziati con un salto di specie che ha interessato anche bovini, animali precedentemente considerati resistenti. Attualmente, si registrano oltre 500 focolai negli allevamenti di bovini negli Stati Uniti. La situazione è aggravata dalla mancanza di adeguate restrizioni sanitarie e da una carenza di dati virali disponibili alla comunità scientifica.
Capua critica la gestione di questi focolai, sottolineando che le misure necessarie per prevenire emergenze pandemiche non sono state adottate. L’avvertimento della virologa si estende oltre le misure sanitarie locali, evidenziando come la fragilità del sistema sanitario sia una questione di rilevanza globale, soprattutto in un contesto politico come quello degli Stati Uniti, che potrebbero non dare sufficiente attenzione ai problemi di salute pubblica.