Alessandro Sallusti difende il nonno e afferma: ‘Dario Fo, Napolitano e Scalfari furono fascisti’

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Alessandro Sallusti, nel suo libro ‘L’eresia liberale’, racconta la tragica storia della sua famiglia, in particolare di suo nonno Biagio, fucilato dai partigiani, e della nonna Lina, vittima di violenza. Sallusti sottolinea di non identificarsi con il fascismo e rimarca che la storia della sua famiglia non riflette la sua identità. Durante un’intervista a Il Corriere della Sera, il giornalista descrive l’uscita del suo libro, che sarà pubblicato da Rizzoli il 15 aprile 2025, rivelando che il nonno era un ufficiale dell’Esercito e che, dopo l’8 settembre, decise di schierarsi con la parte sbagliata della storia.

Sallusti esprime orgoglio per il suo nonno, difendendo il diritto di non rinnegare la propria genealogia, mentre critica l’approccio differente riservato a coloro che appartengono a ideologie di sinistra. La figura del nonno rappresentava un punto cruciale nella vita di Sallusti, il quale scoprì a scuola la verità sulle sue azioni, inclusa l’orrenda condanna a morte di un partigiano. Dopo la fucilazione, la famiglia visse una situazione di estrema miseria.

Sallusti fa riferimento anche a Dario Fo, che, come parte della Repubblica Sociale Italiana (RSI), era legato alla storia di questo periodo. Sottolinea la complessità delle memorie legate al fascismo, citando come personalità contraddittorie di intellettuali e politici, alcuni dei quali hanno avuto esperienze simili di coinvolgimento nel regime. La storia familiare di Sallusti diventa così un simbolo della ricerca di identità e memoria storica in un contesto di forte polarizzazione culturale e politica.

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