I due centri per migranti in Albania, annunciati dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, diventeranno operativi già dalla prossima settimana. Durante un evento a Firenze, Piantedosi ha sottolineato che l’apertura dei centri dipende dalla situazione nel Mediterraneo e dall’attività dei trafficanti di esseri umani. La struttura non prevede una cerimonia di apertura né tagli di filo spinato; i centri saranno simili a quelli esistenti in Italia, con un contenimento leggero, sebbene una parte sarà dedicata al trattenimento e all’espulsione. Il ministro ha aggiunto che i migranti avranno accesso alla domanda di protezione internazionale, la quale sarà esaminata rapidamente, con l’obiettivo di fornire un deterrente per i flussi migratori.
La premier Giorgia Meloni, dopo il summit Med9 a Cipro, ha confermato l’imminente attuazione del protocollo tra Italia e Albania, evidenziando l’intenzione di affrontare in modo innovativo il problema dei flussi migratori e la lotta contro il traffico di esseri umani. Tuttavia, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha posto un ostacolo allo sviluppo di questo accordo, dichiarando in una recente sentenza che la definizione di “Paesi d’origine sicuri” utilizzata dall’Italia non è conforme alla normativa europea attuale. Questo potrebbe compromettere l’intero piano, creando difficoltà per il governo Meloni.
L’intesa tra Italia e Albania prevede la creazione di centri di accoglienza in Albania, dove si prevede di trattenere migranti adulti maschi provenienti da nazioni definite “sicure” mentre viene esaminata la loro richiesta di asilo. Il primo centro dovrebbe aprire a Gjader, nel nord dell’Albania. Tuttavia, la recente decisione della Corte ha sollevato dubbi sull’intero sistema normativo alla base di questa strategia, rendendo la situazione ancora più complessa per il governo italiano. Il futuro dell’accordo e la sua attuazione restano dunque incerti, a causa di queste nuove sfide legali e operative.