La motivazione: “Studi continui sulla sclerosi multipla e malattie autoimmuni correlate”

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“Il premio che oggi mi viene assegnato è, non solo un onore, ma ancora di più, uno straordinario stimolo per lavorare nei prossimi anni come ricercatore e come medico per poter dare prospettive di vita alle persone”. Lo ha detto oggi Matteo Gastaldi, responsabile della sezione di ricerca e del laboratorio di Neuroimmunologia dell’Irccs Fondazione Mondino, vincitore del Premio Rita Levi Montalcini 2023, riconoscimento che l’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) ogni anno assegna, in occasione del congresso Fism, ai giovani ricercatori che si sono distinti per l’eccellenza e i risultati ottenuti. La motivazione del premio, si legge in una nota, è per “i suoi contributi continui alla ricerca sulla sclerosi multipla e ad altre malattie autoimmuni correlate“, in linea con la “missione” di Aism. Gastaldi ha infatti portato avanti “una ricerca traslazionale – spiega il vincitore – ossia per una ricerca che, quando ha successo, ha un impatto enorme per la pratica clinica e per le persone che hanno avuto una diagnosi importante legata a una malattia autoimmune”.

Attuale responsabile della sezione di ricerca e del Laboratorio di Neuroimmunologia dell’Istituto neurologico nazionale a carattere scientifico della Fondazione Mondino, 38 anni, Gastaldi fa ricerca sui cosiddetti autoanticorpi che, si è scoperto, sono responsabili di malattie di tipo autoimmune oggi distinte dalla sclerosi multipla, ma che sono state a lungo confuse con la sclerosi multipla, come le malattie dello spettro della Neuromielite ottica (Nmosd) e la malattia associata agli anticorpi anti-Mog (Mogad).

“Nel nostro laboratorio – spiega Gastaldi – studiamo in particolare gli anticorpi diretti contro la guaina mielinica o contro altre cellule del sistema nervoso, come per esempio gli astrociti. Abbiamo lavorato diversi anni per la messa a punto di metodiche sempre più efficienti per dosare accuratamente la presenza di anticorpi noti come gli anti-acquaporina 4 e anti-Mog. Lavoriamo ora – continua – per continuare a caratterizzare il modo con cui questi anticorpi agiscono per causare un danno alla mielina del sistema nervoso centrale” per una più efficiente “distinzione di queste patologie dalla sclerosi multipla, che ne cambierà la gestione clinica. Di recente – aggiunge Gastaldi – abbiamo pubblicato i risultati di una ricerca che consente di capire se il livello di anticorpi anti-Mog circolanti nei pazienti con Mogad correla con il rischio di recidive in diverse fasi di malattia. Nelle Mogad, infatti, il rischio di recidiva vale per circa il 50-60% di pazienti: se si riuscirà a identificare con precisione il 40-50% di pazienti che non avrà recidive si potrebbe per loro avere un’indicazione preziosa in chiave terapeutica”.

Gastaldi e i suoi colleghi sono impegnati anche nella ricerca di autoanticorpi non ancora identificati e del loro possibile ruolo nello scatenare una malattia di tipo autoimmune. “Abbiamo lavorato recentemente a un progetto di ricerca finanziato da Fism – ricorda il neopremiato – per identificare nuovi autoanticorpi nella Sm e in altre patologie demielinizzanti. I risultati preliminari ci stanno indirizzando verso un nuovo anticorpo gliale presente sia in malattie demielinizzanti diverse dalla Sm, sia – prosegue il ricercatore – in una piccola percentuale di pazienti con sclerosi multipla, che potrebbe essere rappresentare un biomarcatore e potenziale agente patogenetico in queste condizioni”.

Gli anticorpi sono particolari proteine prodotte dal nostro sistema immunitario. Dovrebbero combattere virus e batteri esterni ma, talvolta, possono colpire proteine del nostro stesso organismo (auto-anticorpi). Se il bersaglio degli autoanticorpi è localizzato sulla mielina, questi possono rappresentare una via patogenetica nelle malattie demielinizzanti. Per questo, quando si riesce a identificare adeguatamente il singolo anticorpo, è possibile scoprire un marcatore che consente di selezionare terapie adeguate, o addirittura ideare e produrne di nuove, e, alla fine del percorso, cambiare la vita di un a persona.

Una delle priorità dei clinici è proprio quella di trovare per ogni persona la risposta giusta, quella che può cambiarle la vita. “Oggi mi darebbe gioia essere in grado di fornire informazioni più precise sul decorso futuro di queste malattie – sottolinea il ricercatore – Anche quando si riesce a fare una diagnosi precisa, tante malattie autoimmuni hanno ancora un decorso estremamente imprevedibile. Desidero dare il mio contributo, nei prossimi anni, per poter dire a ogni persona non solo ‘questa è la tua malattia, ma anche, ‘nei prossimi dieci anni possiamo aspettarci che vada in questo modo e queste sono le armi – conclude Gastaldi – che possiamo usare per affrontarla”.

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