Il 16 gennaio, nel quartiere Quarticciolo di Roma, una pattuglia della polizia è stata aggredita da circa venti persone armate di spray urticante mentre tentava di arrestare due individui coinvolti nella vendita di sostanze stupefacenti. Durante il controllo, un uomo ha opposto resistenza colpendo gli agenti, che sono stati accerchiati dagli aggressori che hanno utilizzato lo spray per favorire la fuga del sospetto.
In seguito all’aggressione, gli agenti hanno arrestato undici dei venti partecipanti, inclusa la donna inizialmente fermata per il reato di spaccio. Di questi undici, cinque, quattro di origine marocchina e uno tunisino, erano privi di permesso di soggiorno e sono stati trasferiti al Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Bari. Il giorno seguente, il tunisino di 25 anni che era riuscito a fuggire è stato catturato grazie all’intervento del commissariato Prenestino.
Le reazioni all’aggressione non si sono fatte attendere. Il sindacato di polizia Siulp ha manifestato solidarietà agli agenti, dichiarando che l’attacco rappresenta un segno della crescente difficoltà a operare in aree dove la criminalità organizzata e l’intimidazione collettiva prevalgono. Il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, ha condannato l’accaduto, definendolo un “agguato inqualificabile”. Ha sottolineato l’importanza di ripristinare sicurezza e legalità nel Quarticciolo e in altri quartieri problematici di Roma, proponendo un modello di intervento sociale e di sicurezza basato su un approccio simile a quello di Caivano, come già annunciato dal Governo.
Questo episodio evidenzia le crescenti tensioni tra forze dell’ordine e criminalità nelle aree più vulnerabili della città, riflettendo una realtà complessa in cui le operazioni di controllo del territorio possono spingere a reazioni violente. La necessità di unire forze per combattere la criminalità e garantire il recupero sociale nei quartieri colpiti è emersa come un tema centrale nelle dichiarazioni dei rappresentanti politici e sindacali dopo l’aggressione.