Negli ultimi decenni, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) ha visto un aumento delle diagnosi soprattutto tra bambini e giovani adulti. Nonostante l’efficacia dei farmaci stimolanti come l’Adderall, uno studio recente ha messo in luce i rischi associati all’assunzione di dosi elevate, che possono contribuire a gravi effetti collaterali, come psicosi e mania.
L’ADHD è una condizione neuropsichiatrica che colpisce principalmente i bambini, ma può persistere in età adulta. I sintomi includono difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività, che possono influenzare negativamente la vita sociale, scolastica e familiare del soggetto. Sebbene riconosciuto sin dal XX secolo, l’ADHD ha acquisito una definizione più precisa negli anni ’80.
Negli Stati Uniti, circa il 9,4% dei bambini di età compresa tra 2 e 17 anni è stato diagnosticato con ADHD, evidenziando una maggiore prevalenza tra i ragazzi rispetto alle ragazze, spesso sottodiagnosticate. I trattamenti inizialmente si concentravano su interventi comportamentali, mentre dagli anni ’90, l’uso di farmaci stimolanti come Adderall è diventato prevalente.
Adderall, a base di anfetamine, migliora focus e attenzione stimolando il rilascio di dopamina e norepinefrina, neurotrasmettitori cruciali per il controllo degli impulsi. Tuttavia, l’uso non controllato da parte di adolescenti e giovani adulti ha portato all’abuso del farmaco, utilizzato per migliorare le performance accademiche. Questo fenomeno è in crescita specialmente nei campus universitari.
Recentemente, uno studio ha dimostrato che il rischio di episodi di psicosi è cinque volte maggiore nei pazienti che assumono dosi di Adderall superiori a 40 mg al giorno. Questo rischio è amplificato in pazienti con condizioni psichiatriche preesistenti. Inoltre, le prescrizioni via telemedicina, aumentate durante la pandemia, hanno sollevato preoccupazioni riguardo a un monitoraggio insufficiente.
A differenza dell’Adderall, il Ritalin, altro farmaco usato per l’ADHD, agisce in modo diverso, bloccando il riassorbimento della dopamina, e non sembra presentare lo stesso rischio elevato di psicosi. Le conclusioni dello studio evidenziano l’importanza di un monitoraggio rigoroso e di valutazioni individualizzate nell’uso di farmaci per l’ADHD, per garantire una gestione adeguata dei rischi associati.