«A seimilaquattrocento chilometri dallo studio moscovita che sta ospitando il trionfo televisivo di Vasilij Federov, nel punto in cui la Thailandia del Nord incontra il Myanmar e il Laos, un’area del Sudest asiatico comunemente nota come il Triangolo d’oro, una figura languida dondola su un’amaca nella veranda in legno di una capanna di bambù alla periferia di Chiang Saen. Aubrey Argylle ha poco più di vent’anni, un corpo slanciato con le spalle larghe, gli occhi chiari, il mento pronunciato addolcito da una fossetta e una chioma di riccioli scuri legati con un elastico marrone che ha raccolto quel mattino dal pavimento dell’ufficio postale in città. Le ciocche sfuggite all’elastico si sono arricciate per l’afa. Ieri il termometro ha superato i trentotto gradi e, sebbene oggi faccia leggermente più fresco, il sudore non riesce a evaporare per la troppa umidità e forma una patina appiccicosa sulla pelle.» “Argylle”, Elly Conway. In libreria 📚 e al cinema 🎥
HomeSpettacolo e Cultura«A seimilaquattrocento chilometri dallo studio moscovita che sta ospitando il tr...
«A seimilaquattrocento chilometri dallo studio moscovita che sta ospitando il tr…
Articolo precedente
Articolo successivo
ARTICOLI CORRELATI