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martedì, Ottobre 15, 2024
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A scuola non ci sono le maestre, cosa rispondiamo ai bambini?

Il 12 settembre 2024, le scuole italiane iniziano l’anno scolastico senza un numero adeguato di docenti, a causa di un sistema incapace di garantire organici pronti per metà settembre. Questa situazione è aggravata dalla burocrazia opprimente che prevale sulla logica e sul buon senso. Ogni anno, i problemi si accumulano, trasformando le esigenze in urgenze e poi in vere e proprie emergenze, invece di essere affrontati in modo sistematico.

I bambini e i ragazzi, che hanno diritto a trovare nella scuola un luogo stabile e sicuro, si trovano a dover affrontare l’incertezza e la precarietà. I sindacati denunciano numerosi problemi: dalle graduatorie inefficaci alle difficoltà nel trovare supplenti, e il risultato è che molte scuole devono fronteggiare orari ridotti, classi scoperte o accorpate, con insegnanti che si alternano per coprire le mancanze.

La “normalità” scolastica diventa quindi un privilegio per pochi. I bambini si ritrovano a fare domande senza risposta: “Quando arriveranno le nuove maestre?”, “Quando potremo uscire come gli altri?”, “Perché le nostre maestre se ne sono andate?”. In privato, i genitori cercano di dare risposte confortanti ai loro figli, dicendo che le nuove insegnanti arriveranno presto e che quelle partite hanno trovato trasferimenti più vicini a casa. Tuttavia, queste risposte sono ripetitive e, nella loro banalità, non alleviano l’ansia dei genitori.

La verità che i genitori sanno, ma non dicono, è che i loro figli stanno pagando un ritardo inaccettabile, un fenomeno vergognoso che non è attribuibile a un singolo governo o a un ministro specifico, ma è frutto di un sistema che ogni anno ripropone gli stessi gravi problemi. Questa situazione genera un clima di assuefazione e rassegnazione, minacciando di sopprimere la protesta legittima e necessaria. La speranza è che si possa finalmente porre rimedio a questa situazione allarmante per garantire un’istruzione adeguata e dignitosa a tutti i ragazzi. (Di Fabio Insenga)

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