Nel 2024, in Italia si prevede circa 5.400 nuove diagnosi di tumore ovarico, con la metà dei casi caratterizzati da alterazioni genetiche nella riparazione del Dna. È disponibile un test chiamato Hrd che individua mutazioni Brca1 e Brca2 e deve essere eseguito al momento della diagnosi per personalizzare le cure, afferma Anna Fagotti, presidente di Esgo. Tuttavia, l’accesso a questo test in Italia è disomogeneo e ciò ha portato all’iniziativa dell’Ovarian Cancer Commitment, che richiede una rimborsabilità uniforme al test Hrd.
Durante il congresso Esgo, è stato presentato il sito Olivia, che fornisce supporto e informazioni alle pazienti e ai loro familiari, dettagliando il percorso dalla diagnosi al follow-up. La sopravvivenza a 5 anni per il tumore ovarico è solo del 43% e molte donne scoprono la malattia in fase avanzata. La mancanza di efficaci strumenti di screening e l’alta percentuale di recidiva entro due anni sono criticità note.
Occ ha evidenziato l’importanza della standardizzazione dei centri di riferimento per la cura del tumore ovarico e ha chiesto un Pdta nazionale. Inoltre, la proposta di rimborsabilità per pannelli multigenici piuttosto che singoli geni offre una nuova prospettiva. Nonostante i progressi, sono ancora presenti barriere all’accesso a cure adeguate e a percorsi diagnostici specifici per le persone ad alto rischio.
Infine, si sottolinea la necessità di approvare tempestivamente nuove terapie e test correlati per garantire che tutto il processo, dalla diagnosi alla cura, sia efficace e tempestivo, tutelando così la vita delle pazienti.