Lo studio è stato prontamente pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature e prova a far luce su un episodio tanto macabro quanto misterioso. Come sono morte migliaia di persone in pochissimo tempo?
Questa volta non parliamo di un’enorme fossa piena di scheletri, ma di migliaia di morti in tutta Europa. Per tentare di trovare una spiegazione, il dottor Frederik Seersholm dell’Università di Copenaghen e colleghi hanno cercato di vedere quanto fosse diffusa la peste tra gli agricoltori neolitici 5.300-4.900 anni fa testando denti e ossa di 107 individui provenienti dalla Svezia e uno dalla Danimarca.
La presenza del batterio Yersinia pestis che causava la peste in Scandinavia 5.000 anni fa è stata dimostrata nel 2019, ma il dibattito è continuato su quanto fosse effettivamente un problema all’epoca. Non tutte le varietà di virus o batteri sono ugualmente contagiose o letali, ragion per cui trovare una spiegazione per questo improvviso calo demografico, è piuttosto complesso.
“Le analisi mostrano che 18 di questi individui, il 17%, furono infettati dalla peste quando morirono. Inoltre, i nostri risultati suggeriscono che il ceppo di peste più giovane che identifichiamo avrebbe potuto avere un potenziale epidemico“, ha detto Seersholm in una nota.
Considerando che la popolazione della Scandinavia e dell’Europa nordoccidentale diminuì in modo così drammatico da fermare l’agricoltura in molte aree nel giro di pochi secoli, deve essere avvenuto qualcosa di grosso. Come è facile immaginare, in assenza di prove di grandi cambiamenti climatici, le malattie sono il principale sospettato.
“Non possiamo ancora dimostrare che le cose siano andate esattamente così. Ma il fatto che ora possiamo dimostrare che sarebbe potuto succedere in questo modo è già un risultato significativo. La causa di questo calo demografico, di cui siamo a conoscenza da molto tempo, è sempre stato oggetto di dibattito“, ha detto Seersholm.
Per rafforzare ulteriormente la loro teoria, oltre a rivelare la presenza della peste, Seersholm e colleghi hanno testato il suo DNA e quello delle persone sepolte in questi siti. Ciò ha permesso al team di escludere la possibilità di una singola ondata devastante.
È stata ad esempio rintracciata ed analizzata una famiglia nell’arco di sei generazioni, che ha sofferto almeno tre epidemie in quel periodo, da ceppi di peste nettamente diversi tra loro.
Infine, dopo aver visto il primo caso di colera in Italia dal 1973 e anche se non sappiamo come si diffuse la malattia, sappiamo per certo che non avvenne attraverso le pulci come nel Medioevo. Tutti i ceppi erano infatti privi della mutazione che consente all’Y. pestis di sopravvivere nel tratto digestivo dell’insetto.